Dopo il Covid la guerra: l’orrore dei negazionisti

Orrore che si aggiunge all’orrore. Ebbene sì: non bastavano le agghiaccianti immagini delle stragi compiute in Ucraina, in particolare a Bucha, a turbare gli animi, provocando contemporaneamente sconcerto e senso di impotenza.
Sentimenti pressoché identici si sono fatti strada ascoltando chi ha messo in dubbio la veridicità di questa carneficina, arrivando addirittura a parlare apertamente di messa in scena con tanto di attori pagati per recitare una parte ben precisa.
‘Passi’ che a sostenere simili sciocchezze sia la propaganda russa, ma è inaccettabile leggere determinate dichiarazioni anche in Italia, a opera di “intellettuali e uomini di cultura” (con i loro immancabili e purtroppo non pochi seguaci sui social e nell’opinione pubblica, ad amplificare ulteriormente i messaggi distorti).
Costoro, con la scusa del ‘pensiero unico dominante’, stanno letteralmente abbracciando, a mezzo stampa e televisivo, teorie assurde e irrispettose nei confronti del popolo ucraino (che giustamente si sente offeso) e delle vittime di guerra.
Con sfumature più o meno diverse, gli stessi provano a giustificare Putin per l’invasione, attribuendo colpe e gravi errori alla Nato e agli Stati Uniti d’America. Sia ben chiaro, anche se fosse davvero così (e non lo è), non sarebbe ammissibile nemmeno lontanamente dare un senso e una qualsivoglia motivazione a crimini contro l’umanità.
In linea di massima i ‘negazionisti della guerra’ in precedenza erano ‘i negazionisti del Covid’, che derubricavano la pandemia a operazione dei poteri forti per controllare i cittadini e per instaurare una sorta di dittatura sanitaria (!), contestando i dati sulle morti, falsificati per ingigantire un virus in realtà (la loro) poco pericoloso. Diventa quasi superfluo sottolineare come tale atteggiamento sia stato un insulto alle persone scomparse a causa del Covid e ai loro familiari, oltre che un insulto alla scienza e alla logica.
La situazione, come detto, si sta ripetendo ora. Se il dubbio è la più forma grande di certezza, è altrettanto vero che un atteggiamento critico non può essere strumentalizzato per dare vita a un inquietante relativismo etico nel quale il bene e il male sono uguali (anzi non esistono più) e gli aggressori e gli aggrediti sono praticamente sullo stesso piano, senza alcuna differenza.
La risposta migliore al negazionismo la stanno fornendo altri e numerosi cittadini che hanno dato vita a una gara di solidarietà per aiutare gli ucraini, con l’invio di aiuti e con l’ospitalità generosamente offerta in Italia (e nel resto d’Europa).
All’orrore della guerra e dei relativisti, essi contrappongono la solidarietà e l’amore per i propri simili: un grande tesoro da cui ripartire pure quando (speriamo a breve) lo scontro bellico finirà.

Giorgio Meroni