Dentro la pandemia, ancora. Fra paure, speranze e ripartenze: cosa faremo dal 10 gennaio?

Si è svolto online, il 9 gennaio, l’incontro di MI’mpegno con Fabrizio Pregliasco. Il virologo e professore universitario, dialogando con Carmelo Ferraro, presidente di MI’mpegno, ha voluto mettere ordine sulla ripresa di inizio anno alla luce del nuovo andamento epidemiologico.
“Ci siamo ritrovati in guerra di trincea che crea sofferenza con pesanti effetti psicologici ed economici. È difficile avere un’opinione precisa per l’eccesso di informazioni che ci circonda”, ha spiegato Pregliasco nel ‘faccia a faccia’ andato in scena su YouTube.
Per fotografare la situazione il virologo si è servito di una metafora: “Vediamo nel tempo, in funzione delle condizioni ambientali e sociali, un iceberg che cresce o si sgonfia; mai ci dà la possibilità di quantificare con esattezza tutti i dati. In estate ci siamo illusi che l’iceberg si fosse sciolto, ma è rimasto sotterraneo con pochi casi gravi in superficie. Dovremo confrontarci a lungo con il virus: indosseremo la mascherina ancora per un po’ e la pandemia finirà quando i media considereranno la quota dei morti per così dire accettabile. Oggi, come ogni giorno negli ultimi anni, altre sette persone si infettano con il virus dell’HIV, non se ne parla più perché l’andamento è endemico, ci sono nuovi farmaci senza quella mortalità conseguente all’infezione.  Il coronavirus diventerà una malattia da considerare nel rischio della nostra vita”.
Il vaccino è l’unica arma seria a disposizione: “Abbiamo scelto la strada della mitigazione per cercare di ridurre l’impatto sul SSN, evitando l’intasamento degli ospedali che ora sono un po’ affaticati”.
A chi nutre dubbi, per usare un eufemismo, Pregliasco si è rivolto con chiarezza: “Non c’è alcuna riduzione della risposta immunitaria come dimostrano vaccini pluriennali, sono da escludere assolutamente gli effetti particolarmente negativi. Del resto quotidianamente assumiamo senza tante storie qualsiasi farmaco…”.
Chiarezza invocata da molti anche a proposito della variante Omicron: “E’ contagiosissima, come il morbillo e la varicella, provocando effetti meno pesanti rispetto al passato, sebbene il Covid non si sia ‘raffreddorizzato’. Gli effetti sono meno pesanti grazie all’azione efficace del vaccino: non evita sempre e completamente l’infezione, ma evita conseguenze più gravi come dimostrano le statistiche mondiali. I vaccini saranno da aggiornare e si prefigurerà al riguardo la situazione che già si verifica con l’influenza, in particolare per i soggetti più fragili”.
Il governo italiano ha deciso di tutelare i cittadini anche con l’introduzione del Green Pass, ritenuto utile nonostante alcune critiche di una fetta, per la verità esigua, della popolazione: “Non è una patente certa di protezione e per questo bisogna stare attenti, molto dipende dalla nostra responsabilità individuale. Potevano essere necessarie azioni più stringenti, in futuro potrebbe essere studiata qualche chiusura chirurgica per fermare situazioni più difficili oltre a interventi sui trasporti e protocolli più perfezionati. Adesso il tracciamento è impossibile, insostenibile: per questo si sono allargate le maglie della quarantena e dell’isolamento. C’è poi un’altra ragione: si è capito che il virus ha un tempo di contagio più limitato rispetto a quanto si pensava prima, la contagiosità è concentrata, la durata e l’intensità della carica virale sono più basse se siamo vaccinati”.
Non si è trattato solo di un dialogo: molte sono le domande arrivate attraverso i canali social, in particolare dettate dalle nuove misure che sono partite il 10 gennaio e che proseguiranno a febbraio. Un quadro, ha spiegato Ferraro, in cui l’obiettivo governativo è quello di spingere tutti verso la vaccinazione.
Pregliasco ha risposto ai numerosi interrogativi fornendo alcune indicazioni pratiche: “Ora sappiamo come usare gli antivirali e modulare l’approccio terapeutico con cortisone, eparina, ossigeno e antiinfiammatori. In caso di contagio, bisogna assumere antiinfiammatori, monitorare la percentuale di ossigeno seguiti da un medico; nei casi limite avviene l’ospedalizzazione se necessario. Quanto agli anticorpi, non è loro quantità che ci permette a oggi di valutare capacità la risposta ad un’eventuale infezione, il tormentone si è spento”.
Il presidente dell’Anpas (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze) ha formulato quindi un invito: “Usiamo i tamponi con buon senso, quando serve, quando c’è la sintomatologia e si è oggettivamente esposti o per certificare la fine della malattia. I test rapidi producono una quota di falsi negativi, il 30-40%, soprattutto se si tratta di soggetti asintomatici.  La modalità tecnica incide molto: il prelievo va fatto bene. Il tampone molecolare è più sensibile e immediato nella sua ‘positivizzazione’”.
Inevitabile affrontare il tema della scuola, con il rientro degli studenti dalle vacanze di Natale: “Le varianti Delta e Omicron si sono adattate meglio alla fascia di popolazione più giovane (nella prima fase era meno coinvolta) che costituisce una prateria in cui virus si sta diffondendo. Quella della scuola è una sfida politica che si è voluta attuare, evitando disagi alle famiglie. La DAD è la stessa di due anni fa, si poteva organizzare meglio: non è una cosa brutta di per sé, ma sono necessari accorgimenti e va attuata bene perché può creare divisioni sociali (chi ha tre computer e chi deve seguire su smartphone). La scuola sarà un problema, vedendo ad esempio quanto avviene in ospedale con l’incremento di medici e infermieri contagiati”.
Infine Pregliasco, da numero uno dell’Anpas e sollecitato da Ferraro, ha posto l’accento un aspetto poco dibattuto: “Siamo ritornati al principio dei nostri avi, all’idea dell’essere cittadini attivi, al concetto di volontariato come sensore di nuovi bisogni, rimboccandoci le maniche per risolvere problemi contingenti: la pandemia ci lascerà questo di positivo. Il sistema paese e le famiglie hanno retto infatti grazie alla rete di volontariato laddove non arrivavano Stato, Regioni e Comuni. C’è stato stanziamento, ma non sociale”.  Con una speranza che MI’mpegno vuole alimentare attraverso le sue iniziative.

Di Rosanna Favulli